Dott.ssa Raffaella Calì
Psicologa - Psicoterapeuta

A cosa serve il Training Autogeno

La società odierna è impostata su ritmi sempre più frenetici e per questo carica gli individui di tensione. L'uomo si sforza di rispondere alle continue e pressanti richieste che continuano ad arrivare dal mondo esterno e a lungo andare inizia a sentirsi pervaso da un senso di inquietudine; quest'ultimo ha delle ripercussioni anche a livello fisico, non permettendo cioè ai muscoli di rilassarsi del tutto perché li mantiene in uno stato di leggero e costante allarme.

Il volersi a tutti i costi adattare alle richieste provenienti dall'esterno va così a discapito della propria individualità. Davanti a questo, il training autogeno interviene determinando un momento di sosta e riflessione e cioè capovolgendo i valori abituali: laddove c'era l'attività ora c'è così la passività e laddove c'era la tensione ora c'è il rilassamento. La passività, inoltre, acquisisce per il training autogeno una connotazione positiva, di contro a quella negativa che vi attribuisce la società. Passività, infatti, significa porsi in un atteggiamento mentale di totale abbandono e questo permette di annullare temporaneamente gli stimoli esterni per ascoltare, invece, le sensazioni fisiche e quant'altro arriva da noi stessi.

La concentrazione passiva che caratterizza la pratica del training autogeno, quindi, consente alla persona di concedersi una pausa dalla tensione quotidiana, la liberazione dai problemi assillanti, la cui conseguenza è il miglioramento della capacità di affrontare gli stress.

Il training autogeno, quindi, fa si che venga raggiunta la calma interiore perché permette di apprendere e controllare i meccanismi di distensione. Inoltre, considera l'individuo nella sua globalità mente-corpo e agisce, quindi, secondo il principio per cui il benessere fisico non può prescindere da quello psichico. Questo significa che ogni malessere riguarda la persona nella sua globalità, per cui le malattie fisiche hanno ripercussioni negative sul benessere psichico e i malesseri psichici hanno delle ripercussioni ancora più gravi sul corpo.

Con l'autodistensione da concentrazione generata dal training autogeno un pensiero può avere ripercussioni sul corpo, modificando così gli eventi somatici; esso agisce, infatti, sui muscoli e sul sistema vascolare e produce anche cambiamenti nella sfera psichica.

G. Eberlein definisce così il training autogeno:

"Esso è come un'isola deserta in cui ciascuno di noi può rifugiarsi durante la giornata. Rifugio che serve non tanto per sfuggire alla realtà quotidiana, ma per trovare una zona di recupero delle proprie energie, un momento in cui possano venir richiamate tutte le forze disponibili, per essere in grado di meglio affrontare la realtà stessa, quando questa ci procura ansia, e uscirne quindi rafforzati e organizzati."